mercoledì 30 settembre 2015

Di mercoledì, di lavoro e di proteste.

Ci sono cose che mi stufano.
Delle quali sono satura a livelli inenarrabili.

Sento che questo post sarà politicamente scorretto e infinitamente contestabile.
E sento anche che respirerete aria di chi la situazione di disagio la vive in prima persona.

Però ne ho veramente abbastanza.
Ne ho abbastanza di chi  continua a ripetere che se hai un lavoro, coi tempi che corrono, devi tenerlo stretto e baciarti i gomiti.
Il lavoro non è solo lavoro, ahimè.
Perchè per la stragrande maggioranza della vostra giornata, Voi non state con la vostra famiglia e con i vostri amici: voi lavorate. E generalmente siete dove non volete essere e con chi non vorreste vedere.
Oppure fate cose delle quali non ve ne importa praticamente nulla.

Poi ovviamente esistono i miracolati, quelli che amano il loro lavoro.
Quelli che di lavoro assecondando le loro passioni e la loro natura.
Se siete tra questi, migrate altrove e ringraziate i santi. Tutti i Santi.
Questo post non è per voi.

No. Questo post è per Voi che state facendo quello che non vorreste fare.
Per Voi che state dove non vorreste.
Perchè ho raccolto molte voci di chi si trova in questo limbo: ho raccolto frustrazioni e lamentele, ho raccolto tristezza nella consapevolezza di non poter cambiare la situazione, ho raccolto apatia.
Fiumi di apatia.

E allora ho deciso di scrivere come la penso, di dire la mia.

Questa è la mia lista di "non credo"

Non credo che un lavoro normo remunerato e regolato da un legittimo contratto collettivo nazionale sia condizione sufficiente per spingere le persone ad accettare la qualunque.
Siamo PERSONE e il rispetto va mostrato ma va anche  e soprattutto PRETESO.
Non credo che queste premesse siano abbastanza per accettare i soliti favoritismi all'italiana, i soliti do ut des, le solite scavalcate senza meriti.
Non credo che queste premesse siano abbastanza per accettare i lenti ma inesorabili demansionamenti al quale assisto inerme in prima persona.
Non credo che queste premesse siano abbastanza per accettare accanimenti senza senso: perchè personalmente parlando, se anche non mi riguardano direttamente ho l'innato dono di sapermi immedesimare benissimo, fin troppo, negli altri.

Non credo che queste premesse siano abbastanza per abbassare sempre la testa, per rinunciare ai sogni, per spingere le persone a sentirsi inadeguate.

Non credo infine che queste premesse siano sufficienti per convincermi a rinunciare la mia ricerca di terreni migliori, aria più sana da respirare, ambienti e persone più stimolanti.
Perchè "l'unico modo per fare un ottimo lavoro è amare quello che fai".